La farchia, simbolo di unione e di pace
|Ho conosciuto queste parole presso il convegno del comune di Fara Filiorum Petri dove fanno la festa delle farchie per dedicare al loro Santo, delle quale episodio di “miracolo” del 1799 e’ origine di questa processione anche se dicono anche che facesero questa festa da ancora piu’ prima. La gente racconta che Sant’Antonio protesse il loro paese bruciando il bosco contro l’invasione francese nel 1799.
Comunque mi pare giustissima “simbolo di unione e di pace” per rappresentare tutto il processo della loro festa tradizionale tramandata di generazione in generazione. Tramite varie preparazioni dure, la gente si unisce per verificare la processione importante.
La preparazione per la farchia che bruciano la sera del 16 gennaio, comincia appena finita la festa. Vanno a prendere le canne durante il periodo della ‘luna mancante’,
“gobba a ponente luna crescente, gobba a levante luna calante”… anche quest’abitudine mi affascina.
Ma tornando all’argomento, prendono le canne, le seccano man mano, poi verso da dicembre prendono rami di salice per legarle, costruiscono tende per preparare la farchia…
Gennaio, cominciano a formare la farchia oltre al lavoro di ciascuni ad ogni contrada, mentre lavorano duramente, insegnano ai piu’ giovani, infatti non sono pochi che hanno cominciato ad imparare il lavoro caratteristico da bimbi.
Gli uomini vengono a preparare la farchia uno dopo altro, mentre lavorano adulti, li consigliano piu’ grandi, piu’ giovani invece guardano per imparare. Potrebbe dire che sia uguale anche le donne, alla cucina bimba guarda con tanta attenzione quello che nonna prepara cavciunett. Sia la cucina della casa che al posto fianco alla farchia preparano da mangiare, come pasta tradizionale, salsiccia di casa, ecc. per farchiaioli e ospiti. Magari, non puo’ mancare anche la musica, ballo e falo’ per esprimere l’atmosfela e sensazione dell’unione, tutto quello che esiste e’ tradizionale.
Poi il 16, giorno dell’accensione, portano loro opera d’arte veramente pesante sulle spalle fino alla piazza, tanti altri seguono per poter sostituire subito, poi alla piazza la costruiscono usando scale e filagne. poi dopo la tramonte le bruciano.
Alla piazza, si vedono tante faccie piene di emozione, ballo e canzone folklore, tutto esprime la felicita’ dell’unione dopo un anno di collaborazione. Guardandosi la faccia cantando e ballando intorno alla farchia, non serve nulla parola qui.
Questo anno, grazie all’ospitalita’ dei faresi, ho fatto l’esperienza meravigliosa, sono riuscita a partecipare alla suona, alla preparazione della pizza fritta e cavciunett, a provare dubott, alla visita al paese che fanno una farchia oltre a vedere dalla preparazione delle farchie per una settimana. Un momento indimenticabile. Certamente mi sono divertita tanto ma sono commossa fondamentalmente anche. In ogni momento sentivo qualcosa molto particolare e significativa. Sorrisi delle signore che portano cucina tradizionale, braccia forti che stringono canne con rami di salice, faccie orgoliose dei capi che mostorano la “sua” farchia, occhi dei bimbi che guardano la preparazione, una proposta del capo di entrare alla chiesa per ringraziare prima di partire per la piazza, ma tutti i momenti sono legati nel mio cuore come una memoria della famiglia alla quale mi hanno promesso di partecipare durante un periodo della festa.
Dopo la festa, sentivo tanta mancanza io che devo partire per Giappone, ma anche loro tornano alla propria vita uno dopo l’altro portando la memoria dell’unione che gli darebbe l’energia. Un giorno, ho chiesto un amico farese di portarmi a girare tutte le contrade per salutare, ma ha risposto “ma conosci qualcuno? Sai, la festa e’ finita quindi nessuno sta fuori”, e’ vero!
Un miracolo di “Sand’Andonije”, non solo quello del 1799, sto capendo pian piano… una volta all’anno, a chi continuano un lavoro faticoso ma importante tutt’anno e si uniscono superando la differenza di sia la generazione che la valutazione per la vita reale, loro santo porterebbe un miracolo, gli lega piu’ stretto, proprio come loro legano le canne con i rami di salice riscaldando per farli morbidi, con la forza enorme, aggiustando le vare canne con tanta attenzione finche’ non si sono soddisfatti.
Mi pare che anche questo miracolo, anzi, piu’ di quello del 1799, faccia la gente continuare a seguire la propria tradizione finora e ancora in futuro.