Flaiano Festival, mercoledì è il giorno di “Noi e la Giulia”
|In programma anche il classico di Mel Brooks “Frankenstein Junior”
PESCARA . Mercoledì 1° luglio al Flaiano Film Festival al Multiplex Arca in Sala 5 alle ore 20,30 sono di scena Luca Argentero ed Edoardo Leo che riceveranno il Pegaso d’Oro domenica 12 luglio a Pescara, in “Noi e la Giulia” di Edoardo Leo: Diego è un venditore di auto senza più la capacità di costernarsi, Claudio l’ex gestore di una gastronomia che ha chiuso i battenti, Fausto un piazzista televisivo inseguito dai creditori. Li accomuna il sogno di cambiare vita e un identico piano B: aprire un agriturismo – la versione per quarantenni del chiringuito ai tropici. I tre uniscono le forze per completare l’acquisto dell’immobile giusto, ma devono subito affrontare mille problemi pratici, da un bagno intasato ai camorristi locali che esigono il pizzo. Nella loro avventura verranno coinvolti anche Sergio, un veterocomunista fermo al ’68, ed Elisa, incinta e fuori di testa.
Basandosi sul romanzo “Giulia 1300 e altri miracoli” di Fabio Bartolomei, Edoardo Leo prosegue il suo percorso di regista-autore (oltre che di interprete) e soprattutto di cantore dei nostri tempi precari e disillusi. Chi un giorno vorrà ricordare quest’epoca dovrà confrontarsi con la sua filmografia, tanto dietro quanto davanti la cinepresa.
Alle ore 18,00 la rassegna ragazzi prosegue con “Belle & Sebastien” di Nicolas Vanier: durante la seconda guerra mondiale, nel villaggio alpino del piccolo Sébastien si scatena una caccia alla bestia pericolosa ritenuta responsabile delle stragi di pecore. Uomini armati di fucile, tra cui lo stesso César, che fa da nonno a Sébastien, sembrano non pensare ad altro che a volerla catturare e sopprimere. Ma il bambino ha conosciuto la bestia da vicino, sa che non ha ucciso lei le pecore e che si tratta solo di un dolcissimo Pastore dei Pirenei, in fuga da un padrone violento. Riuscirà il piccolo Sebastien a mettere in salvo la sua nuova amica, la gigantesca Belle?
Più di una generazione ricorda vividamente la serie animata per la tv, le corse di Belle e Sebastien sui prati, il sapore francese, il mélo giapponese, la sigla che, una volta entrata in testa, non se ne andava più. Eppure non molti, con ogni probabilità, sentivano il bisogno di un nuovo film sull’argomento, temendo preventivamente l’ennesima operazione nostalgia. Nicolas Vanier ci fa ricredere tutti quanti, con quest’opera visivamente magnetica e narrativamente forte, che si prende molte libertà rispetto al racconto originale, ma si riempie anche d’inedite implicazioni con la trasposizione della storia al tempo della seconda guerra mondiale.
Alle ore 22,45 è la volta della commedia francese “Barbecue” di Eric Lavaine: Antoine sta per compiere 50 anni e ha una vita apparentemente perfetta: una bella moglie, un figlio, un lavoro e un gruppo di amici, gli stessi da 30 anni, da quando cioè frequentavano insieme la Scuola superiore di commercio, con cui va in vacanza tutte le estati. È allora che gli succede “la cosa migliore della vita”: un infarto. Da quel momento Antoine, che fin lì era stato attentissimo alla forma fisica e alla salute privandosi del cibo, del fumo e degli stravizi (ma non delle amorevoli cure di innumerevoli amanti ventenni), decide di spassarsela, a cominciare dalla vacanza con gli amici di sempre.
In Sala 4 si parte alle ore 18,00 con “Senza nessuna pietà” di Michele Alhaique per il concorso MIBACT – Nuovo Cinema Italiano: nella Roma contemporanea di palazzinari di pasoliniana memoria agisce con modi e pratiche criminali una famiglia patriarcale controllata da Santilli (Ninetto Davoli), padre autorevole del figlio Manuel (Adriano Giannini), viziato e arrogante, e del nipote Mimmo (Pierfrancesco Favino), taciturno e volitivo, orfano di padre morto di morte violenta. Mimmo lavora con le mani sia quando costruisce i palazzoni dello zio nella periferia romana, sia quando riscuote per lo stesso zio i crediti scaduti concessi a piccoli imprenditori in crisi. Mimmo però è sempre più insofferente dei modi del cugino Manuel e del mandato criminale della sua famiglia adottiva. È uno di loro, sì, ma vorrebbe svincolarsi, vorrebbe dedicarsi interamente al suo lavoro di capo-mastro, vorrebbe costruire e non distruggere, vorrebbe edificare palazzi e non spaccare le ossa dei commercianti insolventi e paurosi. La leva per alzare questo pesante coperchio gli arriva leggera tra le mani: una giovane ragazza, promessa escort per il cugino Manuel, che deve andare a prendere e consegnare. Ma un disguido allunga i tempi. Così Mimmo il taciturno, Mimmo l’orso, Mimmo pronto ad esplodere è costretto a passare del tempo con questa ninfetta di Latina, inconsapevole e carina, leggiadra femmina fatale caduta nelle spire di questo noir laziale.
Alle ore 20,30 replica di “Io rom romantica” di Laura Halilovic, sempre per il concorso italiano.
Alle ore 22,45 sarà proiettato “Lei disse sì” di Maria Pecchioli: due ragazze che vivono a Firenze, Lorenza Soldani e Ingrid Lamminpää, scelgono di condividere i preparativi del loro matrimonio, il festeggiamento vero e proprio e il giorno successivo allo stesso con la macchina da presa di Maria Pecchioli. Affinché l’unione si sostanzi – sembra scontato dirlo – la coppia deve uscir fuori dai confini nazionali e recarsi in Svezia, luogo di origine di Ingrid da parte paterna, dove, il 21 giugno 2013, ha luogo la festa nuziale alla presenza di parenti e amici. Nato in seguito al successo dell’omonimo video-blog di cui sono autrici le protagoniste, Lei disse sì mostra due giovani donne decise a voler vedere riconosciuto il diritto alle proprie nozze, intese come simbolo di un futuro condiviso e da vivere alla luce del sole.
In Sala 3 alle ore 18,00 in versione restaurata sarà proposto “Le mani sulla città” di Francesco Rosi:
Alle ore 20,30 cinema rock con “Jimi: All is by my side” di John Ridley: vita e opere di Jimi Hendrix, dall’anonimato come turnista per Curtis Knight all’affermazione in terra britannica con la Jimi Hendrix Experience, tra donne che lo guidano, come Linda Keith, o che provano a amarlo, come Kathy XXX. Fino al festival di Monterey, che lo consegnerà definitivamente alla storia.
Il difficile equilibrio che è croce e delizia di ogni biopic – rispetto verso l’oggetto della narrazione e gratificazione dei fan da un lato, riuscita del film come opera d’arte autonoma dall’altro – porta a rari casi realmente soddisfacenti in ambito rock.
Infine alle ore 22,45 il mitico ed ormai cult “Frankestein Junior” di Mel Brooks in versione restaurata: l dottor Frankenstein, nipote del celeberrimo medico, è un affermato neurochirurgo che vive e insegna in una università negli Stati Uniti ed è impegnato a far dimenticare la sua discendenza dal creatore della Cosa. Un giorno però riceve l’invito a recarsi nel castello del nonno in Transilvania a causa di un lascito testamentario. Finisce così per essere attratto dall’atmosfera del luogo, scopre il polveroso laboratorio in cui venne portato a termine l’esperimento e decide di tentare a sua volta l’impresa trafugando un cadavere per restituirgli la vita. La pellicola è ispirata al racconto di Mary Shelley e ai celebri film dell’epoca in bianco e nero: “Frankenstein” di James Whale del 1931, del suo seguito “La moglie di Frankenstein” e in generale a tutte le altre pellicole dedicate alla creatura di Mary Shelley. Mel Brooks utilizza location, scenografie e attrezzatura di scena originale dei film di Whale e Lee, compresa la parrucca de La Moglie Di Frankenstein che indossa Elizabeth alla fine del film, quella alta con le ciocche bianche. Nel 2003 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 2000 l’AFI l’ha inserito al tredicesimo posto nella classifica delle migliori cento commedie americane di tutti i tempi. In Italia risulta essere, con 500.000 copie vendute, il DVD classico di maggior successo della storia dell’home video. Tra le scene tagliate, c’è una passerella di tutti gli attori, le comparse, i tecnici che hanno lavorato al film. Nel salone del castello, dalla scala, cominciano a scendere tutti membri della troupe e gli ultimi due sono Mel Brooks e Gene Wilder. Questa scena è un omaggio a Federico Fellini e al suo 8½. La scena del balletto a teatro, dove Frankenstein e il Mostro cantano “Puttin on the ritz” è un omaggio al King Kong del ’33. Brooks è solito apparire nei suoi film, ma Wilder insistette affinchè non comparisse in Young Frankestein. L’attore credeva che altrimenti si sarebbe rotta l’illusione, questa fu una delle condizioni per la sua partecipazione al progetto. Brooks tuttavia fece un cameo, sebbene off-camera: sono suoi gli ululati dei lupi ed il lamento del gatto che si sentono durante la visione del film. La scena che ha richiesto più tentativi di ripresa è stato il morso di Igor alla pelliccia di Elizabeth. Ogni scena infatti vedeva Feldman con la bocca piena di peli che provocava le risate di tutto il set. Brooks ed il resto del cast si divertirono moltissimo a girare il film ed erano così dispiaciuti quando l’opera si apprestava ad essere completata che aggiunsero nuove scene pur di continuare con le riprese.