Il mito Valentini tiene a battesimo èAbruzzo

L’unione di produttori e imprenditori per lanciare i nostri pordotti e la loro biodiversità

Convegno presentazione e'.abruzzo - A. Galasso

Adriana Galasso

LORETO APRUTINO – L’unione fa la forza, specie se il minimo comune denominatore è la tutela della biodiversità dei prodotti abruzzesi. Si è presentata al Castello Chiola l’associazione di produttori agricoli e imprenditori del settore che ha deciso di chiamarsi “èAbruzzo”.  Sta tutto nel nome la scelta di campo del sodalizio: tutelare e aiutare alla conoscenza fuori regione del prodotto abruzzese perché abruzzese, dare certezza degli elementi che lo compongono. Nel fare ciò, nel salvaguardare e garantire i prodotti di totale filiera abruzzese, l’associazione ha scelto la strada del mito. Affermare l’appartenenza geografica e culturale passa attraverso il racconto di questa terra, che intriga 60 milioni di cittadini Statunitensi di terza e quarta generazione abruzzese _ come ha ricordato il governatore Luciano D’Alfonso _ ma non induce che pochi di loro a venire a conoscere la terra dei propri avi.

 

Convegno presentazione e'.abruzzo - Luciano D'Alfonso

Luciano D’Alfonso

Il mito dell’Abruzzo deve passare attraverso i propri prodotti, per ora parla attraverso un mito vivente, Francesco Paolo Valentini. Si considera agricoltore, è l’eccellenza per antonomasia del vino abruzzese, ma non solo. Olio e grano sono gli altri campi d’azione. Quindici produttori di vino (tra i quali, Torre dei Beati, Cataldi Madonna, Tiberio e la Valentina) hanno dato vita al primo nucleo dell’associazione, ma presto ci si è resi conto che per promuovere l’Abruzzo, un certo Abruzzo bisognava aggregare anche industrie casearie, ristoranti e pasticcerie. Insomma tutto ciò che esprime il nostro territorio _ come ha tenuto a sottolineare la presidente di èAbruzzo, Adriana Galasso. Difendere e salvaguardare i prodotti abruzzesi è anche un modo per tutelare il made in Italy, uno dei cavalli di battaglia di Valentini: c’è un made in Italy infatti che non è necessariamente ottenuto da materie prime italiane, con conseguente danno d’immagine. Il “marchio” èAbruzzo è anche «un tentativo di aggirare questo problema e i prodotti nati da materie prime lavorate in Abruzzo sono anche un atto di rafforzamento della nostra identità».

Convegno presentazione e'.abruzzo - F.P. Valentini

Francesco Paolo Valentini

Valentini ha altresì spiegato che c’entra “èAbruzzo” con la climatizzazione che è il cuore del problema e l’anima di questa iniziativa. E’ il carattere identitario di un certo territorio. «Non è solo morfologia ma anche, soprattutto, la sua biodiversità. Una coltura che si ripete nell’arco di un millennio dà la possibilità che diventi tutt’uno con quel territorio. Il Comune di Loreto Aprutino è quello che ha la più alta densità di ulivi con cultivar come il Lauretanum o la Dritta di Loreto, Moscufo e Pianella il cosiddetto triangolo d’oro che probabilmente sono stati piantati da una colonia greca che ha risalito il Saline e il Tavo per fermarsi su quest’area facendo sì che col tempo acquisiscano certe caratteristiche organolettiche. Si è provato a portare la Dritta nel Teramano, ne è scaturito un olio buono ma non aveva la stessa anima di quello loretese. Questo concetto può essere allargato ad altri prodotti. “Di Trebbiano ce ne sono tantissimi. Essendo un artigiano, non uso la chimica nella mia cantina  ma mi affido ai sensi, in particolare l’olfatto. Sento certi profumi e non mi accontento fino a quando ne cerco di altri. Anche nel frantoio, vado ad annusare. Plinio e Cervantes parlarono di queste due colture, la vigna e l’olivo in queste terre, quello che caratterizza queste colture in questo territorio possiamo esprimerlo con un termine francese _ terroir _ una parola italiana che esprima questo insieme non c’è”. L’Abruzzo ha tremila biodiversità, un legame unico con i propri prodotti: dal tondino del Tavo, allo zafferano di Navelli, alle lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, alle patate di Avezzano. Questo rende ricco un territorio, ma non solo. C’è la zootecnia, pascoli vasti e variegati, che ridanno profumi e sapori che rinviano a un determinato territorio. Abbiamo il 95% delle cultivar dell’olivo _ sottolinea Valentini _ sono in Italia. L’Abruzzo ne ha 24, la Spagna 14: una ricchezza immensa che non riusciamo a sviluppare a dovere. “èAbruzzo” nasce per alimentare un dialogo fuori regione». A questo punto,Valentini non può che ribadire i guasti di un certo made in Italy che non cerca la salvaguardia di certi valori ma il mero aspetto economico anche a costo di creare danni d’immagine, e non solo: «Produciamo 400 tonnellate di olio, ma ne importiamo 580 tonnellate. E’ vergognoso che non riusciamo a vendere il nostro olio. “èAbruzzo” è la garanzia che il prodotto è sicuramente abruzzese e quindi italiano. Collaborare, aiutarci a vicenda è un modo per tenere duro, ai politici il compito di difenderci. No all’Imu sui terreni agricoli, vorrebbe dire tassare la materia con la quale lavoriamo, come se tassassimo a un medico la sua laurea in medicina. Questa filiera di prodotti si arricchirà con l’orzo che produrremo con Juri Ferri del birrificio Almond, che produrrà dunque la birra di Loreto con l’orzo prodotto a Loreto». Anche Qualità Abruzzo che raccoglie i ristoratori d’eccellenza della regione farà parte dell’associazione. Lunedì al Vinitaly la prima uscita, www.eabruzzo.net è il sito (in via di costruzione), Enologica di Bologna è il tipo di “narrazione” che si vuole seguire per imporre i nostri prodotti, come ha spiegato Giorgio Melandri, il curatore della manifestazione che si tiene nel Palazzo di Re Enzo. Paolo Trimari ha sottolineato le caratteristiche che fanno dei vini Abruzzesi un unicum.

Convegno presentazione e'.abruzzo - F. Petrei Verrigni

Francesca Petrei Verrigni

Infine Francesca Petrei Verrigni che ha raccontato l’esperienza nata tre anni fa: pastificare tutto il grano prodotto da Francesco Paolo Valentini e accompagnare il prodotto con una lettera aperta sulla confezione nella quale si spiega il progetto e si accompagna il prodotto anche con la data di raccolta del grano perché ci sono partite stoccate in silos per tanti anni che potrebbero nuocere alla salute. «Territorialità, conoscenza e materie prime si sposano felicemente con gli ideali dell’associazione. La sinergia fra i vari produttori e i trasformatori fanno la differenza. Fa pensare che informazioni così preziose sono altresì così nascoste, così come la celichia in aumento. Territorialità e stagionalità sono scelte di salute e garantiscono la qualità a fronte di scelte commerciali e meramente economiche».