Flaiano 2015, domenica l’omaggio a Giuliano Gemma
|Oggi in programma “La giovinezza” di Sorrentino
Sabato 27 giugno al Multiplex Arca si susseguiranno le tante imperdibili proposte del 42° Flaiano Film Festival.
In Sala 5 alle ore 18,00 per la rassegna dedicata al cinema per ragazzi, al quale il Flaiano ha deciso di riservare una sezione ad hoc, si comincia con “Cenerentola” di Kenneth Branagh: la favola, come i miti, costruisce diverse versioni di sé, cambia forma fino a trovarne una definitiva. Per “Cenerentola” è quella animata della Disney, che sessantacinque anni dopo torna a raccontare sullo schermo la storia della celebre orfana perseguitata, che si riscatterà con un’impresa eroica (il ballo a corte). A ‘condurla’ nelle danze questa volta è Kenneth Branagh, che dopo il bipolare Thor tragedia edipica nel cielo e commedia romantica sulla terra, rivisita l’adattamento edulcorato di Charles Perrault, conservando dei Grimm il ramo di nocciolo, l’albero materno e lo smarrimento prodotto dal fantastico. Senza stravolgere l’intreccio, Cenerentola non smette di rientrare a mezzanotte e il principe di cercarla con una scarpetta di cristallo, Branagh produce uno spiazzamento e fornisce i suoi personaggi di una psicologia sfumata ed evoluta, mai passiva e pienamente consapevole. Perché nella favola dell’autore inglese, che eredita la leggerezza, il ‘bianco e nero’, i raggiri e le maschere di Molto rumore per nulla i protagonisti arrivano al lieto fine dopo essersi riconosciuti, scelti e voluti. Cinderella non sogna di un principe, Cinderella incontra il suo principe. Se nella versione animata, la festa e la relazione si sviluppano in una sola serata, (nella favola i balli sono due), nella traduzione live action, l’autore inglese incrocia Ella e principe nel bosco, prima del ricevimento danzante. Nel bosco, il luogo altro deputato alla magia e alle forze irrazionali, si rivela l’amore e si dissimulano identità e condizione sociale, ostacoli evidenti al sentimento nascente. Sentimento che Branagh esplode nel preziosismo scenografico e ‘consuma’ nel giardino segreto, dove il principe ‘calza’ il piede di Cenerentola…
Alle ore 20,30 sarà presentato l’ultimo film del Premio Oscar Paolo Sorrentino, “Youth-La giovinezza” con Michael Caine, Harvey Keitel, Jane Fonda e Rachel Weisz: Fred e Mick sono due amici da moltissimo tempo e ora, ottantenni, stanno trascorrendo un periodo di vacanza in un hotel nelle Alpi svizzere. Fred, compositore e direttore d’orchestra famoso, non ha alcuna intenzione di tornare a dirigere un’orchestra anche se a chiederglielo fosse la regina Elisabetta d’Inghilterra. Mick, regista di altrettanta notorietà e fama, sta invece lavorando al suo nuovo e presumibilmente ultimo film per il quale vuole come protagonista la vecchia amica e star internazionale Brenda Morel. Entrambi hanno una forte consapevolezza del tempo che sta passando in modo inesorabile.
Paolo Sorrentino era atteso al varco con questo film che arriva dopo l’Oscar de La grande bellezza e la sua estetica così personale tanto da aver diviso critica e pubblico in estimatori e detrattori molto decisi. Per di più il regista tornava in competizione a Cannes dove solo due anni fa la giuria non aveva degnato del benché minimo riconoscimento il film ricoperto successivamente da molteplici allori. Il rischio maggiore però, che era più che lecito paventare da parte di chi amava il suo cinema ma non era impazzito di gioia dinanzi al suo ultimo lavoro, era quello di ritrovare un Sorrentino ormai divenuto manierista di se stesso. Il trailer del film seminava più di un indizio in tal senso ma, fortunatamente, i trailer non sono i film. Perché il Sorrentino regista è tornato a confrontarsi con il Sorrentino sceneggiatore. Se entrambi avevano deciso di convivere senza intralciare il lavoro dell’altro dando così luogo a ridondanze e compiacimenti oltremisura, in questa occasione l’uno non ha concesso all’altro (e viceversa) più di quanto fosse giusto concedergli. Ne è nato così un film compatto a cui non nuocciono neppure le molteplici sottolineature del finale.
Alle ore 22,45 per la rassegna dedicata al cinema francese sarà proiettato “The Fighters-Addestramento di vita” di Thomas Cailley: Arnaud Labrède ha vent’anni e idee confuse sul futuro, che come il presente lascia che accada. Alla morte del padre, decide di aiutare il fratello con la piccola impresa di famiglia. Madeleine Beaulieu ha vent’anni e idee chiare sul futuro, che è certa non accadrà. Figlia paranoica di una famiglia benestante, Madeleine è ossessionata dalla fine del mondo e dalle tecniche di sopravvivenza. Arnaud e Madeleine non hanno niente in comune ma secondo il vecchio principio degli opposti i due finiscono per attrarsi. Sulla spiaggia e davanti a uno stand dell’esercito, in cerca di matricole, Arnaud e Madeline si incontrano e si battono. Madeleine atterra Arnaud, Arnaud morde Madeleine. È l’inizio di una relazione e di un percorso sentimentale a ostacoli. Folgorante opera prima di Thomas Cailley, The Fighters – Addestramento di vita è soprattutto, ma non solo, una commedia romantica in cui l’interesse amoroso si manifesta nelle fasi iniziali in forma di conflitto. Mescolando i generi (il romanzo balneare, la cronaca provinciale, la commedia militare, il catastrofico) e invertendo gli attributi di genere (la ragazza combattiva e salda e il ragazzo arrendevole e fluttuante), The Fighters mette in scena la formazione di una coppia attraverso una serie di prove e dentro un’ipotetica fine del mondo.
In Sala 4 si prosegue alle ore 18,00 con la versione restaurata di “Todo modo” di Elio Petri: mkentre nel Paese dilaga un’epidemia che causa numerose vittime nella casa per esercizi spirituali Zafer retta da gesuiti si radunano uomini politici, affaristi, banchieri tutti legati al partito dominante, la Democrazia Cristiana. A condurre gli esercizi che dovrebbero far meditare gli intervenuti sui peccati commessi a causa di una distorta concezione dell’attività politica è Don Gaetano e al centro delle attenzioni di molti si trova il Presidente. Ben presto però la morte inizia a seminare la paura tra i convenuti e non si tratta delle conseguenze dell’epidemia ma di omicidi. Al termine dei titoli di coda del film si legge “Gli avvenimenti e i personaggi di questo film sono immaginari. Ogni riferimento alla realtà è da ritenersi puramente casuale”. Raramente una dichiarazione simile è stata così lontana dalla verità dei fatti e dalla volontà stessa del regista e degli attori.
Alle ore 20,30 è la volta di Walter Veltroni e del suo “I bambini sanno“: trentanove bambini, tra gli 8 e i 13 anni, italiani di oggi, rispondono, dalle loro camerette, alle domande di Walter Veltroni su amore, famiglia, Dio, omosessualità, crisi. A mo’ di prologo, un montaggio di sequenze di film sull’infanzia. La seconda regia di Veltroni parte da ‘Il piccolo principe’ di Antoine de Saint-Exupery: “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta“. Dopo il passato Veltroni guarda al futuro tramite l’infanzia, alla ricerca dei valori della “sinistra che vorrebbe” (per citare uno dei suoi ultimi libri): pacifismo, uguaglianza, diritti civili. Lo fa opponendo una primigenia, presunta purezza dei bambini al cinismo dell’età adulta/politica. Nella speranza che, facendoli enunciare ai suoi protagonisti (gli adulti di domani) tali valori si imprimano nel Dna del Paese. Il cuore del film è il casting curatissimo, a dispetto dell’apparente semplicità: i 39 sono stati scelti da una rosa di 350.
Alle ore 22,45 infine “SmoKings” di Michele Fornasero: SmoKings parte da una provocazione: poiché i controlli degli ingredienti che compongono le sigarette si concentrano sui livelli di catrame e nicotina, qualunque altro elemento passa inosservato. Anche il documentario di Michele Fornasero è una provocazione, nel momento in cui sceglie di raccontare la storia dei fratelli Messina, Gianpaolo e Carlo, titolari della Yesmoke, una delle pochissime aziende italiane a produrre in proprio e distribuire sigarette sul mercato nazionale e internazionale. In passato i Messina, tramite il sito Yesmoke.com, sono stati anche commercianti di sigarette di altre marche, recuperate dai “mercati paralleli” e vendute esentasse, a prezzi fortemente concorrenziali, in tutto il mondo. Inutile dire che il Monopolio di Stato italiano, per non parlare delle multinazionali del tabacco (i cui presidenti sono chiamati dai Messina “i sette bastardi”), non hanno apprezzato lo spirito imprenditoriale del duo piemontese cui hanno dichiarato guerra a botte di denunce, sigilli, sequestri, blitz e arresti, con accuse di contrabbando ed evasione fiscale. In questa guerra senza esclusione di colpi i fratelli perdono parecchie battaglie ma si tolgono anche alcune soddisfazioni, come ottenere l’abolizione del prezzo minimo delle sigarette o la cancellazione, da parte di una marca concorrente prodotta all’estero, dell’autodefinizione di prodotto italiano.
In Sala 3 alle ore 18,00 omaggio ad Orson Welles con il suo “Otello”: la trama è desunta da Shakespeare: il capitano moro Otello, al soldo di Venezia, sposa Desdemona, ma l’invidioso Jago convince a poco a poco l’onesto soldato di essere stato tradito e lo spinge all’uxoricidio. Capito di aver ucciso un innocente, Otello si suicida. Vincitore del Grand Prix du Festival come miglior film al 5º Festival di Cannes. Le riprese durarono oltre tre anni a causa delle difficoltà economiche di Welles, che usò il compenso avuto ne Il terzo uomo per completare finalmente il film.
Alle ore 20,30 Al Pacino è “Scarface” di Brian De Palma: dall’omonimo capolavoro del gangster-movie anni ’30, un remake che rende onore al proprio ispiratore, qui magistralmente attualizzato ed ampliato nei contenuti. Ambientato a Miami, l’intreccio si dipana tra il mondo degli immigrati cubani e quello dei signori della droga della east-coast. Tony Montana, lo sfregiato, è uno tra i tanti “rifugiati politici” in territorio statunitense, sbarcati sulle coste della Florida in seguito all’apertura delle carceri cubane. Per i profughi la via più veloce per abbandonare la degenza economica è darsi al crimine, e Tony, non certo uno stinco di santo, non ci penserà due volte. Comincerà così per il gangster una rapida ascesa, che arriverà a vertiginose quanto pericolose altezze. Oliver Stone stende una sceneggiatura cruda, ritratto di un mondo fatto di polvere bianca e potere, pupe da sballo e disco-music elettronica: il mondo dei gangster anni ’80, insomma.