Dalle biblioteche alle nostre radici
|C’è ancora un cuore sannita che batte in Alto Sangro!
Quando ci si addentra lungo percorsi di studio nelle biblioteche talvolta emergono contenuti inattesi, tra gli odori che solo i libri emanano nascono storie che crescono e si tramandano. Le biblioteche sono sete di conoscenza, luogo di crescita di intere generazioni, salotti di incontri e condivisione, di creatività e partecipazione. Negli ultimi anni, gli anni di google, dei tablet e degli smartphone, si è discusso molto del futuro delle nostre “nonne” biblioteche, un servizio essenziale per la vita culturale, sociale e civile del paese. Le biblioteche sono presidi di democrazia fondati sulla libertà di espressione e sul confronto di idee, ogni borgo, città e perfino ogni casa dovrebbe avere una sua piccola, o grande, collezione di libri. Le biblioteche sono il trampolino di lancio per puntare dritti allo sviluppo delle capacità e delle competenze, perché è in biblioteca che siamo tutti uguali. Nella Biblioteca Vincenzo Balzano di Castel di Sangro nasce la mia ricerca sul popolo sannita, tra ritagli di giornale di fine ottocento e i racconti della bibliotecaria su Antonio De Nino e l’antica Aufidena. Da quelle prime ricerche ad oggi i popoli italici sono finalmente diventati protagonisti delle indagini storico archeologiche, se ne parla nei convegni, sulle riviste e persino a scuola. E’ la stessa terra d’Abruzzo a manifestare in questi anni una potente volontà di conoscere le origini e le radici del proprio esistere, per arrivare a comprendere la propria storia ed identità. Di solito l’archeologia porta a pensare al mondo antico solo nei momenti solenni: le guerre, i trionfi, i comizi, le cerimonie religiose. E’ dalle nostre tradizioni, dalle nostre abitudini, dalla nostra terra che dobbiamo immaginare i popoli antichi nella loro vita quotidiana. C’è ancora un cuore sannita che batte in Alto Sangro!