La città fortezza.
|«Civitella, piccola terra ma forte» – (Francesco Guicciardini)
L’aspra roccia che ospita il borgo di Civitella del Tronto rappresenta il punto d’osservazione privilegiato per vivere un’eccezionale esperienza visiva. Tutto intorno è un brulicare di villaggi e di città nati a cavallo, o ai piedi delle dolci colline medio-adriatiche, mentre fiumi e torrenti scorrono rapidi dalle maggiori cime appenniniche centro-meridionali verso le coste sabbiose dell’Adriatico.
È una posizione perfetta per dominare con lo sguardo un’area i cui estremi sull’orizzonte superano i 100 km., andando dalle Marche ascolane fino alla Majella attraverso l’Abruzzo teramano, per poi completare l’anello panoramico risalendo lungo il massiccio del Gran Sasso fino ai Monti Gemelli, scorgendo poco oltre la cima del Vettore. Si tratta di una collocazione geografica che ha rivestito nel passato un ruolo strategicamente fondamentale quando ai piedi della rupe di Civitella passava il confine più settentrionale del Regno di Napoli.
Inevitabilmente, la storia del paese si è intrecciata più volte con i grandi eventi militari che hanno riguardato la Penisola, e la fama di sicuro borgo fortificato era già nota ai tempi di Francesco Guicciardini, quando il grande storico toscano registrava le estenuanti guerre tra Francia e Spagna per il predominio sul suolo italiano.
Lo scrittore fiorentino non poteva certo prevedere che vent’anni dopo la conclusione della sua Storia d’Italia, uno scontro risolutivo tra i due schieramenti militari si sarebbe svolto proprio sotto le mura di Civitella. Nei pochi mesi che precedettero il duro assedio francese del 1557, il piccolo borgo medievale visse la sua prima trasformazione urbanistica: ingegneri, come il celebre Bernardo Buontalenti, furono chiamati dalla corona spagnola ad adeguare l’antico abitato ai nuovi precetti di architettura militare. Le mura medievali vennero rettificate, le case ad esse più vicine furono abbattute e venne creata la grande piazza (Piazza Francesco Filippi Pepe) dalla quale ancora oggi si ammira il meraviglioso panorama circostante.
Questo singolare equilibrio tra strutture difensive ed edifici civili raggiunse la sua perfezione quando sulla sommità della collina fu innalzata un’imponente fortezza militare (1564-1604), lunga quanto l’intero colle (500 mt.) e ampia 25.000 metri quadrati, diventando per le sue ragguardevoli dimensioni il più grande forte europeo della propria epoca.
La condivisione con l’abitato del medesimo varco di accesso (Porta Piazza, oggi Porta Napoli), legò indissolubilmente la storia del borgo di Civitella alle sorti della temibile piazzaforte che la sovrastava, suggellando la nascita dell’eccezionale città-fortezza.
Osservando il borgo dagli spalti del forte, ancora oggi si riconoscono gli effetti di questa ‘militarizzazione’ del paese. Fuori ci sono ancora ampi spazi aperti, mentre dentro le mura le chiese hanno campanili bassi e le case hanno una forma prevalentemente longitudinale, per assecondare il tracciato viario rettilineo, che a sua volta consente di controllare dall’alto ogni angolo dell’abitato.
Il limite delle mura era soprattutto una barriera visiva; pertanto, non potendo costruire al di fuori di esse, i civitellesi escogitarono un sistema di ponti (passetti) che consentivano di ampliare le abitazioni sfruttando gli edifici sottostanti o soprastanti come sostegni per i nuovi ambienti.
L’imponente fortezza militare, voluta da re Filippo II di Spagna, era stata congegnata come un organismo abitativo autonomo, capace di sopportare le dure condizioni di vita imposte da lunghi assedi. Il suo sistema difensivo, concepito come una concatenazione di tre piazze d’armi progressivamente isolabili, rendeva un avamposto imprendibile questa imponente “nave corazzata”, fatta di pietra calcarea. Più volte la Storia ebbe modo di metterla alla prova, ma la fortezza di Civitella del Tronto mantenne salda per più di tre secoli la propria inviolabilità. L’ultima volta riuscì persino a ‘dotare’ Civitella di un nuovo primato.
Nel corso delle tormentate vicende che portarono all’Unità d’Italia, l’ultima guarnigione rimasta fedele alla dinastia borbonica di Napoli riuscì a tener testa all’esercito sardo-piemontese fino al 20 marzo del 1861: Civitella del Tronto divenne italiana tre giorni dopo la proclamazione del Regno d’Italia.