Roccaraso riabbraccia il Giro

Dopo 29 anni di attesa, torna la corsa rosa all’Aremogna

 

PESCARA – L’Abruzzo arcaico evocato da Indro Montanelli, nel bel libro “Indro al Giro”, non c’è più. Il lupo e il serpente, protagonisti delle favole sono assurti a simboli di una regione ancora alla ricerca di se stessa: difendere la natura o galoppare sull’oro nero e condividere la danza delle trivelle per inseguire una ricchezza foriera di inquinamento e danni al territorio. Nel frattempo rivive i fasti della corsa rosa puntando sugli Altipiani Maggiori, lì dove Enzo Ferrari nel 1919 in procinto di raggiungere Napoli per inbarcarsi verso la Sicilia e la Targa Florio dovette estrarre la pistola e fare fuoco per difendersi dai lupi (altro che il docile Tre Calzini del film oscar “Balla coi lupi”). C’è una pista del Lupo fra le nevi di Roccaraso che oggi sarà meta in loclaità Aremogna del primo arrivo in quota del 99° Giro d’Italia. Una pista che sogna da decenni i grandi dl Circus dello sci, la Coppa del Mondo, per agguantare il record di località più meridionale a ospitare la Coppa senza rinunciare alle prerogative tecniche.

Oggi accoglie i grandi del pedale con la consueta allegria e con il vestito della festa. Da queste parti si sono scritte sempre pagine del pedale di grande spessore. A portare il Giro a Roccaraso nei primi anni Cinquanta fu il mitico patron del Dopoguerra Vincenzo Torriani che aveva la moglie di origine abruzzese. Addirittura alla fine degli anni Sessanta fece concludere il Giro in pratica sul Block Haus invece che sulle Alpi.

Sin dalla prima edizione, nel 1952, il palmares della tappa di Roccaraso si fergiò di nomi illustri, come Giorgio Albani che vinse la frazione partita da Napoli. Di Lì a un decennio o poco più Albani sarà il diesse di Eddy Merckx alla Molteni.

Il 1953 incoronò Fausto Coppi vincitore nella frazione che era partita da San Benedetto del Tronto.  Il Campionissimo vinse con la sua Bianchi la crono squadre e nella penultima frazione, la Bolzano-Bormio vince di nuovo la tappa e strappò la maglia rosa a Hugo Koblet, trionfando a Milano il giorno dopo per la quinta (e ultima) volta nella corsa rosa.

Nel 1954 la corsa rosa ha attraversato Roccaraso e gli Altipiani Maggiori per concludersi all’Aquila. Fu una frazione epocale. Proprio a Roccaraso lo svizzero Carlo Clerici iniziò quella che passò alla storia della corsa a tappe come la “fuga bidone”: collezionò un tale vantaggio che gli consentì di portare la maglia rosa fino a Milano.

Passarono ben 11 anni prima di rivedere la corsa rosa a Roccaraso. Nel 1964 la carovana dei girini scendeva da San Benedetto del Tronto e tra loro c’era un vincitore designato,  Vito Taccone, all’epoca alla Salvarani. Le imprese sulle Alpi nell’anno d’esordio avevano alimentato il mito del Camoscio d’Abruzzo, che in quella edizione del Giro già aveva compiuto un’impresa vincendo allo sprint la tappa di Parma, sede della Salvarani. C’era in palio un orologio d’oro messo in palio dal patron della marca di cucine. Vinse allo sprint brucindo anche gli specialisti degli arrivi in volata, galvanizzato dal premio. Ogni vittoria una rapina, era il suo detto. Costantemente braccato da un branco di lupi, siano essi gli avversari o i creditori. Ma quel giorno a Roccaraso Vito l’intrepido si sciolse come neve al sole alla notizia che un fratello aveva subìto un infortunio sul lavoro e così la vittoria andò al belga Boucquet.

Nel 1970, la Terracina-Roccaraso fu vinta da Italo Zilioli, altro grande interprete delle gare di un giorno; nel 1976 la Bagnoli Irpino-Roccaraso andò a Fabrizio Fabbri.

Il 1980 porta nel palmares di Roccaraso il nome di Bernard Hinault che si impose nella frazione partita da Foggia. Il francese sfilò la maglia rosa a Wladimiro Panizza nella penultima tappa. Altro nome illustre nel 1987, Moreno Argentin, forse il più grande finisseur del ciclismoitaliano che fece sua la Rieti-Roccaraso, settima tappa di una corsa rosa nel segno dell’irlandese Stephen Roche.

Altre tre volte il Giro d’Itaila ha toccato gli Altipiani Maggiori. Nel 1991 a Scanno trionfò Franco Chioccioli, che prese la maglia rosa e non la mollò più, lasciando la gioia della vittoria di tappa sllo spagnolo Marino Lejarreta.

Nel1993, ancora a Scanno, si impone Petr Ugrumov, uno dei fali dilettanti dell’Est che portò a correre fra i professionisti Giovanni Giunco con la Alpha Lum di San Marino. Ugrumov temeva i tuoni, se c’era cattivo tempo non andava, sosteneva il grande manager rosetano, la stella della velocità era Abdujaparov, grane avversario di Cipollini, quelli con la vita sportiva più lunga furono Konishev e soprattutto Tchmil che ha vinto un mondiale e ora dirige il team russo Katowa. Ultimo arrivo sugli Altipiani Maggiori nel 2008, a imporsi nella Vasto-Pescocostanzo fu Gabriele Bosisio. Fu il Giro di Indurain contrastato da Giovanni Visconti. IL nuovo arrivo di Roccaraso potrà dirici chi è il nuovo padrone della corsa rosa.

 

 

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