L’Abruzzo, la casa del lupo.

Film e territori protetti, come cambia l’approccio a questa specie simbolo.

L'ultimo lupo

L’ultimo lupo

PESCARA – Il WWF promuove il film “L’ultimo lupo” di Jean-Jacques Annaud (il regista de “Il nome della rosa”), al cinema dal 26 marzo distribuito da Notorious Pictures.

La sua ultima opera, secondo il WWF, ha la forza necessaria a scardinare alcuni ostacoli ‘culturali’ che impediscono la  corretta conoscenza di questa specie ‘simbolo’ della natura selvaggia e ancora così importante per gli equilibri naturali. Ostacoli che in Abruzzo certo non ci sono più da tempo, visto che la nostra regione può considerari la casa del lupo per antonomasia.

Negli anni Cinquanta, a Scanno, fu girato il film di Giuseppe de Santis “Uomini e lupi” con Yves Montand e Rossana Mangano. Un plot che piacque agli americani in un primo tempo finanziatori del film, memori degli hot-pants della Mangano nel film “Riso amaro” che la impose nell’empireo cinematografico. Quando la videro vestita di pelli di lupo fino alle caviglie si ritirarono dal progetto. Almeno così la raccontava Anton Giulio Majano che con il film “La domenica della buona gente” che lanciò Sophia Loren salvò con un exploit al botteghino uno dei produttori italiani che aveva rilevato il progetto “Uomini e lupi”.

Uomini e Lupi

Uomini e Lupi

Gli incidenti di percorso non scalfirono quelle connotazioni tipicamente regionali, dall’intreccio della storia all’ambientazione e che si riassumono nel mestiere estremo del luparo e il rapporto virile con la terra matrigna. Sapori forti che esaltavano l’esuberanza espressiva di De Santis. Come “Riso amaro”, fondato su una precisa realtà sociale dell’Italia del nord (le risaie fra il Piemonte e la Lombardia), anche “Uomini e lupi” doveva porre l’accento su i drammi collettivi di una zona particolarmente isolata culturalmente dell’Italia, anche per l’orografia del territorio, tutti elementi che venivano a intrecciarsi con storie sentimentali private, in ossequio alla ricetta di “cinema popolare” senza prevenzioni intellettualistiche il cui massimo esponente era De Santis stesso, ma delle cui istanze si farà portatore Pietro Germi.
Le cause dell’insuccesso, De Santis le spiega anche con i pesanti tagli alla pellicola imposti dai produttori, tanto che non riconobbe l’edizione mandata nei cinema.

Uomini  e lupi - La troupe

Uomini e lupi – La troupe gira nella neve

Tuttavia, al di là dei tagli, un po’ tutta l’operazione risentì di parecchi problemi. Innanzitutto la neve. Non ce n’era a Scanno. Si optò per la neve artificiale “prodotta” a Cinecittà e trasportata con i camion. Nel frattempo venne giù la più possente nevicata che si ricordi in Abruzzo fra febbraio e aprile 1955 nevicò praticamente tutti i giorni. I camion con la neve finta furono bloccati ad Anversa degli Abruzzi dalla forte nevicata (vera).

L’altro episodio è la fuga di un lupo (vennero importati dalla Jugoslavia perché ce n’erano pochissimi in Abruzzo) dalla gabbia che mise a rischio la sicurezza della stessa Mangano. Almeno a detta delle leggende che circondarono le riprese del film, fu Guido Celano, celebre caratterista del nostro cinema originario di Francavilla al Mare ad avventarsi sulla bestia «che stava dirigendosi minacciosa verso la mangano» fino all’arrivo di un albergatore scannese provetto cacciatore che gli intimò di lasciare il lupo freddato con un colpo di fucile come testimonia una fotografia che Celano conservava gelosamente nell’album dei ricordi cinematografici.

Come accade ai lupi protagonisti del film di Annaud, anche nella nostra cultura i predatori hanno da sempre assunto una connotazione negativa, frutto di rapporti conflittuali quando l’Italia e l’Europa erano prettamente agricole, e rinforzata anche da favole e leggende quasi sempre esagerate.

Uomini e lupi - Il lupo ucciso durante le riprese

Il lupo ucciso durante le riprese

Negli anni ‘70 il WWF aveva stimato appena 100 esemplari in tutta Italia. Grazie alla battaglia intrapresa dal WWF con l’operazione San Francesco oggi in Italia vivono quasi 1.200 lupi. Ma la loro espansione ha provocato una nuova ondata di persecuzione. Ogni anno decine e decine di lupi vengono uccisi da trappole, veleni e altre armi dei bracconieri che utilizzano gli episodi di aggressione del lupo al bestiame come pretesto per eliminare un animale di nuovo considerato come ‘nocivo’.

“E’ in atto un pericoloso ritorno al passato, che rischia di cancellare gli straordinari sforzi finora fatti per la conservazione di questa specie e la messa a frutto delle migliori esperienze di convivenza uomo-predatori già avviate in molte parti del nostro paese – ha dichiarato Donatella Bianchi – Presidente del WWF Italia – La storia da cui è tratto il film chiarisce molto bene come siano saltati gli equilibri su cui si basa la convivenza tra lupi e uomini e quanto questo provochi l’accanimento di questi ultimi verso i predatori. L’ultimo lupo di Jean-Jacques Annaud rappresenta questa drammatica realtà con immagini potenti e suggestive, capaci di descrivere il legame profondo che Annaud ha saputo mostrare tra la natura e le popolazioni indigene, abituate a sopravvivere in ambienti estremi, e l’importanza della loro sapienza rispetto a tali relazioni. In questo film la favola del lupo ‘cattivo’ a cui siamo abituati, si ribalta: il lupo è sì una specie crudele ma trova nel suo cammino uomini capaci di azioni orribili e ‘incomprensibili’: l’uomo diventa corruttibile, crudele e a volte anche stupido”.

L’affiancamento del WWF al film si inserisce in un percorso culturale avviato dall’Associazione  per la corretta conoscenza del lupo in Italia. Ecco perché l’associazione ha prodotto il documento “Le cinque favole da sfatare “ sul lupo, altrettanti luoghi comuni privi di fondamento. Accanto a questo percorso il WWF svolge anche un’azione concreta con progetti che mettono in pratica gli interventi per una possibile convivenza tra attività umane e predatori. Con lo slogan “Viva il lupo” il WWF chiede il sostegno ai progetti di conservazione dedicati al lupo.

In Abruzzo, già negli anni Ottanta, con la realizzazione di “Lady Hawke” c’è una revisione della figura del lupo che da predatore si trasforma in cavaliere di giorno alla vana ricerca della sua amata che alla luce del giorno a sua volta si trasforma in un falco. Una visione gentile degli animali selvatici nella regione che è la casa del lupo per antonomasia in Europa e nel mondo.

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