Troppa retorica sull’Abruzzo forte e gentile

Caro Longo, si nasce dove si nasce. Se chiedi a un abruzzese non inurbato: «tu di dove sei?», ti sentirai rispondere: «de lu paese mé»…

Raffaele Mattioli

Raffaele Mattioli

Il punto è un altro. Ha veramente bisogno di una prefazione un libro redatto da tanti valentuomini e avvolto in una così splendida veste editoriale? Non eget, credimi, né di questo, né di altri apologeti. Anzi, se penso al suo soggetto, alla natura e al popolo d’Abruzzo, qualsiasi imbonimento mi parrebbe ti parrebbe di cattivo gusto, peggio di una stonatura. Conosco bene la gente della mia terra, caro Longo, e so quanto è ritrosa difronte alle manifestazioni ufficiali, quanto scettica dei complimenti di maniera, quanto catafratta di impenetrabile ironia contro le più seducenti caratterizzazioni della demopsicologia. Troppa retorica si è fatta sull’Abruzzo forte e gentile. E troppo facilmente si è dimenticato che l’aulica magnificenza linguistica del pescarese D’Annunzio non è più tipicamente abruzzese dell’acida e scanzonata ironia del chietino Galiani. Lasciamo dunque andare queste facillime e generiche raffigurazioni che, tra l’altro, venendo da un abruzzese, resterebbero in molto precario equilibrio tra un velato autritratto ideale e una campanilistica ammirazione del meglio e del peggio dei miei conterranei….

Anche la serenità difronte agli eventi, anche la riduzione dei sommi problemi all’apologo o al fatterello spassoso è un tratto distintivo della fisionomia della mi a terra. O vogliamo dirlo in abruzzese?

Seme fatte accuscì, care cumpare
Che ffà che nen ci sta tanta quattrine?
Lu bagne, o te li fa ‘mmezze’a lu mare
o pure te li fi’ dentr’a la tine.
Quande stì tutte ’mbusse, a pare a pare,
che ffa che  a mezze palme da la schine
ci sta la tine e nen ci sta lu mare?

Vero. Ma un amico del poeta, del sarto poeta di Guardiagrele, Modesto della Porta, un amico non meno di lui abruzzese e tanto realista quanto il poeta era disincantato, lo interrompeva: «Modestì,  nin pu’ nutà!». Interruzione che te lo immagini, piace particolarmente a me che sono della marina.

Non più ciance, dunque, non tratteniamo più il lettore dal suo buon diritto e non distogliamolo dal sicuro piacere di sfogliare capitolo per capitolo, immagine per immagine questa amorosa monografia. Anche a nome suo ti ringrazio.

Raffaele Mattioli
Lettera a Imbriani Longo del 24. X. 1963, in Gianni Oliva/Carlo De Matteis, Abruzzo, La Scuola, Brescia, 1986.

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Troppa retorica sull’Abruzzo forte e gentile
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Una non prefazione di Raffaele Mattioli.
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